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Le Portatrici di Ardesia: Storia, Tradizione e Eroismo delle Donne della Liguria

In un tempo non troppo lontano, tra le ripide colline della Liguria orientale, si muovevano silenziose figure femminili cariche di pietre. Erano le portatrici di ardesia, conosciute anche come lavagnine, donne instancabili che affrontavano sentieri impervi per trasportare sulle proprie teste pesanti lastre di roccia scura, destinate a diventare coperture, lavagne, piani da cucina o biliardi. La loro storia è al tempo stesso locale e universale: parla di lavoro, dignità, fatica e ingegno femminile. E oggi, merita di essere raccontata, valorizzata e conosciuta.

Chi erano le portatrici di ardesia?

Le portatrici di ardesia erano donne – spesso giovanissime – che vivevano nell’entroterra tra Chiavari, Lavagna e Cogorno, nel cuore del Tigullio, in Liguria. La loro funzione era fondamentale nella filiera dell’ardesia: trasportavano, a piedi e con il solo aiuto di un panno sul capo, lastre che potevano pesare fino a 60 chili, dalle cave montane fino ai porti di Lavagna, dove venivano caricate sui leudi, imbarcazioni tipiche liguri, dirette a Genova e oltre.

Il cammino dell’ardesia: dal monte al mare

Il Sentiero delle Portatrici di Ardesia è oggi un percorso escursionistico che ricalca proprio i passi di queste donne. L’itinerario si snoda tra uliveti, muretti a secco, vecchie cave e boschi profumati, culminando nei 700 metri del Monte Rocchette e concludendosi sulle spiagge di Sestri Levante. Ma un tempo, non era turismo: era lavoro, duro e continuo, anche in stato di gravidanza.

Ogni portatrice compiva due viaggi al giorno, spesso a piedi nudi, percorrendo sentieri scivolosi e stretti, tracciati con scarti della lavorazione dell’ardesia. E al ritorno verso la cava, filavano la lana con il fuso, per non sprecare nemmeno un momento del loro tempo.

L’ardesia: la pietra nera della Liguria

L’ardesia del Tigullio è una pietra metamorfica particolarmente apprezzata per la sua fissilità – la capacità di essere ridotta in lastre sottilissime – e la sua impermeabilità. Si estrae da banchi naturali che affiorano tra le montagne dell’entroterra ligure e che, da secoli, hanno sostenuto l’economia locale.

Questa pietra grigio-nera, capace di assumere sfumature più chiare con l’esposizione, è stata usata fin dall’antichità per costruzioni, tombe, coperture e oggetti di uso quotidiano. Ma dietro ogni lastra, spesso, c’era il volto stanco e fiero di una portatrice.

Vita quotidiana e sacrifici delle portatrici

Un lavoro massacrante

Ogni lastra portata veniva pagata pochi centesimi, quando non veniva barattata con farina o pane. La paga era così bassa che “non avrebbe soddisfatto nemmeno un facchino del porto di Genova per quindici minuti”, scrivevano i cronisti dell’epoca.

Camminare in fila, per non crollare

Quando le lastre erano troppo pesanti, le portatrici camminavano in coppia o in gruppo, tenendosi per il braccio, sincronizzando i passi. Questo permetteva loro di sostenere il peso in modo uniforme, evitando rovinose cadute. Lungo i sentieri erano state costruite le pose, muretti di appoggio che consentivano di poggiare temporaneamente il carico, senza toglierlo dalla testa.

Le camalle, i bajuli e la catena del lavoro

Il trasporto dell’ardesia vedeva anche altre figure:

  • Le camalle, che trasportavano le lastre dai laboratori al mare;

  • I bajuli, uomini impiegati solo per le lastre più grandi, come i trogoli per l’olio, portate in quattro con l’aiuto di imbracature speciali.
    Ma le protagoniste assolute restavano sempre loro: le donne, che, spesso in silenzio, sostenevano un’intera economia.

Il riscatto della memoria

Negli ultimi anni, la storia delle portatrici di ardesia è tornata a galla. Non più come ricordo sbiadito, ma come simbolo di identità locale e forza femminile.

Il cortometraggio “Prie Neigre”

Il film “Prie Neigre – Quell’ultima nota d’amore”, finalista ai David di Donatello, racconta la loro vita: fatta di amore negato, fatica quotidiana e silenziosa resistenza. Il nome richiama il colore della pietra e la durezza delle condizioni che affrontavano ogni giorno.

Il Sentiero delle Portatrici di Ardesia

Oggi, l’itinerario che parte dalla Basilica di Santo Stefano a Lavagna e raggiunge Sestri Levante, attraversando il Monte San Giacomo, è una delle più intense esperienze escursionistiche della Liguria. Percorrerlo significa immergersi nel cuore del Tigullio, nei suoi profumi e nelle sue fatiche.

L’eredità delle portatrici nella Liguria di oggi

Oggi le antiche cave sono quasi tutte dismesse. Molte sono sommerse dalla vegetazione, altre sono state riconvertite. Ma le tracce delle portatrici resistono nei muretti a secco, nei toponimi locali, nei racconti orali, e nei volti delle anziane che ancora oggi ricordano quelle giornate di lavoro e sudore.

Le portatrici di ardesia sono state molto più che manodopera: sono state madri, mogli, figlie e custodi della memoria di una Liguria forte, silenziosa e resiliente.

Una storia da non dimenticare

La storia delle portatrici di ardesia è un tassello fondamentale della cultura ligure e italiana. È un racconto di resistenza, dignità e coraggio femminile, che merita di essere conosciuto e valorizzato, non solo per il passato che rappresenta, ma per il messaggio che ancora oggi ci trasmette: che anche le pietre più pesanti possono essere sollevate dalla forza del cuore e della volontà.

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